BAGOSS
Si tratta di un prodotto espressione non solo del territorio ma anche della specifica tipologia produttiva. La zona di produzione del bagoss è il comune di Bagolino, piccolo comune bresciano dell'alta Val Sabbia o, meglio, della sua afferente Valle del Caffaro. Bagossi è il nome degli abitanti di Bagolino, e dal nome dialettale del territorio di Bagolino prende quindi il nome del formaggio.
Il bagòss si fa con il latte crudo di vacca bruno-alpina.
Seguendo un'antichissima tradizione, durante la fase di rottura della cagliata i casari aggiungono un cucchiaino di zafferano. Stagiona a lungo: il disciplinare (del presidio Slow Food) prevede almeno 12 mesi, ma la media è più alta (24 o 36 mesi).
Durante l'affinamento, la crosta è unta con olio di lino pastorizzato che le conferisce una tipica colorazione bruno-ocra (originariamente si utilizzava olio di lino crudo, ora non più a norma).
La pezzatura è più grande di quella delle tome di montagna: pesa solitamente 16-18 chilogrammi, ma alcuni bagòss arrivano anche a 20-22 chilogrammi.
I produttori di tale formaggio usano il fuoco a legna e grandi pentoloni di rame. D'estate caseificano in alpeggio, d'inverno la prassi (non esistendo, attualmente, un disciplinare codificato per la produzione) è quella di alimentare gli animali soprattutto con fienagione locale.
Le versioni estive, ovvero quelle ottenute a partire da latte prodotto dalla vacche al pascolo in alpeggio (latte di malga), hanno caratteristiche peculiari e distintive. Le zone utilizzate (sempre e solo all'interno dei confini comunali) sono quelle del Maniva e della valle Dorizzo.
Quando è ben stagionato, si presta ad essere grattugiato.
Tutti gli anni nel secondo fine settimana di ottobre, in occasione del rito della transumanza (ovvero il ritorno delle vacche dall'alpeggio estivo in montagna alle stalle invernali in paese), si svolge un concorso caseario sul miglior bagoss dell'anno, presieduto dalla delegazione ONAF di Brescia.